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Alcune annotazioni
Ancora indicazioni di stile nella parte conclusiva della lettera agli Ebrei, il cui obiettivo è quello di tenere accesa la fiamma della comunione interna e dell’apertura verso tutti. Se rimettiamo insieme tutti i pezzi delle indicazioni date nei brani spezzettati lungo questi giorni, vediamo che ne emerge un quadro in cui si congiungono ospitalità verso l’esterno e solidarietà interna, coesione. C’è un accento abbastanza marcato posto sull’obbedienza, che oggi ritengo percepiamo in modo diverso alla luce delle preziose parole di don Lorenzo Milani: “L’obbedienza non è più una virtù”. Lo Spirito Santo, che conduce progressivamente alla verità intera (Gv 16,13) per cammini di libertà e soprattutto di crescita della coscienza personale (Gv 8,32), credo che oggi ci inviti a saper assumere posizioni non necessariamente allineate; tuttavia non con una disobbedienza superficiale, ma che sia frutto di dialogo, confronto e poi ritorno nel proprio sé interno, alto e profondo, alla luce di questa dilatazione precedente.
Amo molto il brano del vangelo di oggi, in cui Gesù esprime un’attenta premura verso i suoi amici, a cui offre di regalarsi insieme un momento di pausa silenziosa e quieta per recuperare le forze. Anche su questo aspetto oggi abbiamo più elementi per cogliere lo spessore di questo atto di cura del Maestro: vivere una vita in cui non ci siano questi spazi e tempi per ritrovare sé stessi rischia di far cadere in quella cosa piuttosto penosa che si chiama burnout, una bruciatura interiore che si manifesta in modo simile alla depressione togliendo la motivazione di vivere perché non si sa più chi si è in quanto si vive non ascoltando più sé stessi ma soltanto in funzione del soddisfacimento dei bisogni degli altri, spesso bulimici. Stupendo il Maestro Gesù che, a mio parere davvero maestro yogico come afferma Parahamansa Yogananda nel grande amore che nutre per lui, invita a regalarsi un tempo, uno spazio interiore, un respiro profondo, un’attenzione e una cura. Bisogna amare il prossimo come sé stessi, includendosi nel circolo dell’amore; diversamente ci si sfinisce e si finisce – gioco di parole voluto – per non aver più nulla di sé da dare. “E non lasciare andare un giorno / per ritrovar te stesso / figlio di un cielo così bello “ perché la vita è adesso” (Claudio Baglioni).
Nonostante questa premura amorevole di Gesù, le folle assetate li raggiungono. A fiuto direi che, come accade in ogni tempo e luogo, lo fossero assai più di miracoli di guarigione fisica piuttosto che di sapienza profonda per vivere e di miracoli interiori … ma lui accoglie lo stesso e si rimette in gioco, non si sottrae. Per lui, con lui, in lui, possono anche loro; e tuttavia per primo si offre lui, che però in modo significativo privilegia l’insegnamento, cioè la trasmissione della sapienza di vita.
“Il suo amico Janouch domanda: ‘E Cristo?’. Kafka, chinando il capo: ‘E’ un abisso pieno di luce. Bisogna chiudere gli occhi per non precipitarvi’ ” (Conversazioni con Kafka di Janouch Gustav). Bellissimo: Gesù è un abisso pieno di luce che rende luce ogni abisso.
NB: gli autori citati sono sempre indicati in forma ipertestuale: puntando il mouse sul nome, si può aprire il riferimento biografico.
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